Tosse e miele: la storia continua!

Questo articolo è obsoleto. Sono usciti nuovi studi sull’argomento, approfonditi negli altri due articoli del sito dedicati al miele e alla tosse. In ogni caso, abbiamo deciso di lasciarlo come reliquia storica 🙂

Alzi la mano chi non ha mai provato a curarsi la tosse con un cucchiaio di miele! Non vergognatevi di aver dato retta a mamma, nonna e zia, perché il superbo prodotto delle api ha prove di efficacia più convincenti di tutto l’armamentario farmaceutico a disposizione di un farmacista.
E com’è possibile? Merito della sua componente zuccherina. Come per gli sciroppi per la tosse “classici” infatti, sembra che un’alta concentrazione di zuccheri (nel miele è contenuto il 25% di glucosio e il 35% di fruttosio, in media) induca il riflesso di salivazione, causando la secrezione di muco e un effetto sedativo ed emolliente sulla faringe, riducendo la tosse. Un altro effetto antitussivo sembra invece dovuto alla stretta relazione anatomica tra fibre nervose sensoriali (che stimolano la tosse) e gustative (che percepiscono il sapore dolce): la stimolazione delle seconde aiuta a provocare una reazione simile alle sostanze oppiodi antitussive.

Ma allora anche solo una soluzione di acqua e zucchero può migliorare la tosse? So che può sembrare strano e incredibile, tuttavia è proprio così… la letteratura scientifica conta molti studi sui farmaci per la tosse confrontati con il miele. L’ultimo lavoro in ordine di tempo è del settembre 2014 ed è italiano: il miele “vince” contro due farmaci da banco: destrometorfano e levodroproprizina, principi attivi di Aricodil e Levotuss (e molti altri). Al 2006 risale lo studio forse più interessante e citato, in cui 130 pazienti tra i 2 e i 18 anni con infezione del tratto respiratorio superiore vennero divisi in tre gruppi: uno trattato con destrometorfano, un altro con miele e il terzo senza trattamento. Ebbene, nei due giorni di tosse acuta chi ne uscì meglio -sia in termini di frequenza che di gravità dei sintomi- furono coloro che si presero una singola dose di miele prima di addormentarsi. Il destrometorfano si rivelò pari (o addirittura inferiore) al non trattamento. Giusto per mettere un po’ di confusione invece sappiate che un’autorevole metanalisi Cochrane (riferimento mondiale degli studi “seri”) ha concluso che non ci sono prove sufficienti nè a favore nè contro l’efficacia del miele… Un bel rebus!
Tuttavia, un dato pare incontrovertibile: dal momento in cui nessun farmaco per la tosse (antibiotici a parte) ha dalla sua prove di efficacia convincenti, ben venga il miele! E’ economico, buono e non brevettabile. Questo infatti il problema principale della sua poco pubblicizzata potenza medicinale. Inoltre, è classificato come alimento, pertanto nessuno lo può vendere come fosse un medicinale. E questo a volte manda in confusione gli apicoltori, dal momento in cui se ne reclamizzi i benefici per combattere delle patologie (e in questo caso alcuni davvero si sbizzarriscono), va a finire che le persone lo usano solo quando sono ammalate. Se invece eviti di accennare ai suoi aspetti medicinali, rischi di farlo apparire come un dolcificante qualsiasi.
Nonostante la non brevettabilità, ovviamente alle grandi aziende farmaceutiche non sfugge il potenziale commerciale di sciroppi contenenti il miele, generando un florilegio di prodotti. Tuttavia, se si spulciano le etichette, raramente lo si trova in quantità efficaci. Molto più spesso l’ingrediente più abbondante è lo zucchero, spesso superiore al 50%. Come abbiamo visto, questo ha anche una base farmacologica pressoché necessaria se si vuole un effetto antitussivo. Tuttavia il motivo reale di questa scelta è economico: lo zucchero costa enormemente meno del miele (anche del peggiore) e per chi ha a che fare con margini minimi in grandi produzioni questo è primario. Inoltre, il miele può rappresentare un problema dal punto di vista formulativo, perchè tende a stratificarsi, precipitando la sua parte meno solubile, e perché non ha stabilità nel tempo. La sua componente zuccherina da liquida diventa solida, cristallizzando. Ciò capita primariamente alla parte glucidica, che a seguito di sbalzi di temperatura o presenza di piccoli “nuclei di cristallizzazione” (pollini, pezzetti di cera) da il via ad una lenta formazione di cristalli. Così, sul mercato gli sciroppi contenenti una buona quantità di miele si contano sulle dita di una mano. A scapito di tonnellate di Bisolvon, Bronchenolo, Mucosolvan e compagnia cantante, che ogni anno segnano record di vendite.

Insomma, tutti noi abbiamo in casa un piccolo tesoro: dolcifica senza sparare in aria la glicemia perchè contiene più fruttosio che glucosio, guarisce la tosse di più o almeno quanto uno sciroppo iperpubblicizzato, viene prodotto gratuitamente dalle api. Cosa volete di più?

Qua sotto uno dei video realizzati in classe in cui parliamo di un’altra proprietà del miele…

3 risposte a "Tosse e miele: la storia continua!"

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