Trento ha davvero bisogno di Subway?

Domani 8 dicembre 2014 a Trento aprirà un fast food Subway, il colosso che ha superato McDonalds con 43065 “ristoranti” nel mondo. Si tratta del primo ad aprire nel centro della nostra città e non la riteniamo una buona notizia, nonostante i mezzi di comunicazione locali si dimostrino entusiasti.

UN MODELLO DI SVILUPPO SBAGLIATO

In primo luogo, l’apertura di Subway è un altro passo verso la trasformazione del centro storico in una copia asettica di quello di molta parte delle città italiane ed europee: filiali di banche, franchising di alimenti, intimo, abbigliamento, make-up e gelaterie tolgono pian piano originalità alla città e piacere della scoperta per chi viene da fuori (ma anche per chi ci abita). Il paragone con Bolzano è impietoso e non basta una manciata di “Botteghe Storiche Trentine” per vantare una propria personalità.
Il richiamo turistico di Trento consente di far affluire milioni di euro in mano a svariate multinazionali. E’ vero che si tratta di nuovi posti di lavoro, ma non è certo un mistero che la gran parte dell’incasso rimarrà ai proprietari del marchio. Stando ai dati statunitensi, Subway si tiene il 12,5% degli incassi (non dei ricavi!) lordi settimanali, oltre al versamento una tantum di svariate migliaia di euro per aprire il contratto, svariate spese e interessi altissimi per ritardi nei pagamenti etc. Chi vi lavora come dipendente è ovviamente l’ultima voce in ordine economico e viene assunto con il minimo sindacale.

UN MODELLO DI ALIMENTAZIONE SBAGLIATO

Infine, aspetto più importante per noi che ci occupiamo di educazione alimentare, il modello nutrizionale che viene sostenuto in questi fast food.è negativo per la salute di tutti, soprattutto dei più giovani. Non disponendo di dati relativi al mercato europeo (sui siti ufficiali, Subway non mette le liste degli ingredienti), ci riferiamo ai dati statunitensi. Subway da la possibilità ai clienti di costruire il proprio panino, ma propone anche delle tipologie predefinite. “Italian white bread” è il pane più semplice presente in menu ma conta 17 ingredienti differenti, tra cui farina arricchita con vitamine e ferro (non ce ne sarebbe bisogno se prendessero farina di buona qualità), olio di soia, glutine (aggiunto a parte, oltre a quello presente nella farina), lecitina di girasole, estratto di lievito (aromatizzante) ed enzimi. Si tratta perciò di un alimento sofisticato, quando il pane necessita realmente di soli 3 ingredienti: lievito, sale e farina.tabella-subway

Se poi andiamo a “Italian herbs&cheese bread” la faccenda si complica: ulteriori 43 ingredienti, tra cui coloranti artificiali, cellulosa, natamicina (inibitore di muffe), olio di palma modificato, maltodestrine da mais, destrosio, amidi modificati, zucchero, caramello, gomma arabica, acido lattico, sodio fosfato, calcio lattato e silicio diossido.

Michael Pollan (autore del bestseller “Il dilemma dell’onnivoro”) direbbe che oltre i 5 ingredienti più che di cibo si tratta di un composto di sostanze simil-cibo, che nessuna delle nostre (bis)nonne riconoscerebbe come alimento.
Analizzando poi altre liste di ingredienti, emergono composti che sarebbe meglio trovare sugli scaffali di una farmacia anziché nei piatti di un ristorante: polisorbato 80 (emulsionante ampiamente presente nei cosmetici), nitriti e nitrati (conservanti), trigliceridi a media catena (grassi emulsionanti), acido succinico (conservante ed aromatizzante), acido propionico (acidificante), sodio benzoato (conservante), polifosfati di sodio (stabilizzanti), TBHQ-terzbutilidrochinone (antiossidante), dimetilpolisilossano (silicone antischiumogeno), acido sorbico (conservante), sodio metabisolfito (conservante e antiossidante), EDTA (sequestrante-stabilizzante).
Dulcis in fundo, l’olio disponibile per il condimento è una miscela di olio di colza e olio extravergine di oliva, ma quest’ultimo è presente in quantità minore. I cosiddetti “real food”, ovvero i cibi privi di alcun additivo, conservante, colorante artificiale o zucchero raffinato, sono:difficili da trovare da Subway. Solo cetrioli, peperoni, lattuga, cipolla e pomodori sono quello che sembrano. E comunque anche in questo caso si apre il tema della provenienza: che tipo di storia hanno alle spalle queste verdure? Agricoltura intensiva con ampio uso di pesticidi? Importazione nonostante la disponibilità locale?

NON DEMONIZZIAMO IL PANINO

Il panino al posto del pranzo ogni tanto ci può stare. Le proteine e i grassi di carne o formaggio, i carboidrati del pane e le vitamine delle verdure si integrano bene in un pasto che una volta a settimana può essere un’alternativa. Tuttavia, le materie prime fanno la differenza e a Trento esistono posti dove è possibile mangiare panini migliori con ingredienti a km 0, i cui incassi andrebbero a sostenere imprese locali.Attendiamo Subway al varco per vedere se la sua proposta italiana sarà migliore di quella statunitense, tuttavia continueremo a chiederci: ce n’era davvero bisogno?

Fonti:
Lista ingredienti ufficiale

tabella tradotta da: 100daysofrealfood.com

15 risposte a "Trento ha davvero bisogno di Subway?"

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  1. Piaccia o meno, oggi i costi di esercizio possono essere sostenuti solo dai grandi gruppi, a Trento ancor di più, visti i costi di locazione. Piuttosto che un centro storico deserto e degradato, quindi, preferisco aziende come Subway e altre che hanno aperto negli ultimi mesi H&M, Stradivarius ecc.), dove personalmente non mangerò. Il punto è questo, le aziende possono e devono aprire, poi la gente è libera di scegliere se mangiarci. Chi ha una cultura culinaria da Subway, mangia schifezze comunque, anche senza Subway. Ciò che non viene detto è che accanto a Subway, vi sono tanti negozi tipici a Trento, che hanno aperto anche di recente (non ultimo un ottimo panificio pugliese, sebbene non in una via centralissima). Dunque, meglio evitare allarmismo ingiustificato, dando l’idea che a Trento ultimamente aprano solo negozi/spazzatura, quando non è vero. Semplicemente, l’offerta commerciale si è differenziata e arricchita e ciò implica anche l’apertura di negozi come Subway, in quanto vi sono consumatori ad essa adatti.

    1. Grazie per il tuo contributo. A mio avviso però nel libero mercato, ovvero dove la gente sceglie dove andare ad acquistare, mangiare etc. dove vuole, non è prevista una prospettiva educativa, ovvero persone che hanno una cultura alimentare che apprezza subway, se trovano un ristorante di quel tipo nella nostra città sceglieranno questo e non altri luoghi attenti alla qualità e che valorizzano il territorio. Un po’ come i turisti all’estero che vanno da McDonald’s ogni qualvolta devono mangiare: se ne andranno dal paese che hanno visitato senza la minima idea della cultura culinaria del luogo.
      Inoltre, a me piacerebbe che in un centro città non comandasse solo la legge della domanda/offerta, ma che venisse a crearsi un luogo che porta avanti un’idea di qualità, tradizione, bellezza dell’insieme (che tanto poi per il junk food ci sono sempre i centri commerciali!)

    1. Dal punto di vista della qualità, sicuramente anche i negozi di kebab hanno i loro bei problemi, ma altrettanto sicuramente non fanno parte di una grande catena di franchising multinazionale, dove gli affiliati sono strozzati dalle royalties della “casa madre” (figuriamoci i dipendenti!)… Quindi, senza stare ad attribuire bontà e qualità al kebab, almeno riconosciamo che l’apertura di un piccolo ristorante da parte di un singolo imprenditore, non ha niente da comparare all’apertura di subway!

  2. Trento ha bisogno di un Subway? aveva bisogno di un MC Donald (che fattura milioni)? forse no ma alla fine è questo il punto?non è salutare? e quindi? vietiamo l’ingresso? chi lo dice? c’è una panineria simile con prodotti del territorio? no! tutti usano prodotti del territorio? assolutamente no! e quindi? non è piuttosto che l’aumento degli affitti (leggasi Aldo) in piena crisi porti ad un sistema economico dove solo pochi e molte multinazionali possano permetterselo? ovvero multinazionali a cui interessa la “penetrazione del mercato” anche a costo di un esercizio in passivo? oppure imprese familiari (che spesso sono cinesi o indiani…niente da dire contro di loro la realtà è che sono disposti a lavorare e a vivere in un modo che per noi ormai è fuori dal mondo…NB tutto legale e smorziamo fin dal nascere considerazioni pseudorazziste) tirate all’osso.
    non è forse che i palazzinari della nostra amata terra ne hanno talmente tanti di soldi e spazi che preferiscono tenere interi appartamenti, negozi, porzioni di interi quartieri sfitti o invenduti piuttosto di abbassare i prezzi? sento persino persone che se la prendono con i nuovi negozi bazar cinesi…perché non se la prendono con sti palazzinari che preferiscono mandare a quel paese esercenti o commercianti che gli pagano l’affitto da 20 anni pur di aumentare le locazioni?in piena contrazione dei consumi?
    Un’altra cosa: le targhe degli artigiani che hanno lavorato al subway di dove erano? della grande Germania.W l’Europa ma se a tirar su due pareti in cartongesso mi conviene di più mandare degli operai bavaresi pagandogli anche l’albergo due domandine sulla qualità dei nostri me la farei magari chiedendomi come mai i “nossi” non sono concorrenziali evitando di arrampicasi sui vetri di un campanilismo inutile (oltre che illegale). Alla confcommercio confartigianato ecc ecc non viene il dubbio che sia ora di occuparsi dei propri iscritti e meno di come e quanto e quando lavorano i dipendenti pubblici? una parolina su chi detiene il patrimonio immobiliare? certo alimentare una guerra tra poveri porta voti e consenso.
    i problemi li lasciamo alle future generazioni. Giusto?
    prosit!

    1. Sono d’accordo nel dare una bella parte di colpa dell’impoverimento culturale del nostro centro storico ai proprietari di case, affitate a prezzi inavvicinabili per un piccolo imprenditore locale, messe sul mercato a prezzo di mercato perché è chi comanda è il mercato.
      Tuttavia nella tua analisi ti dimentichi di citare le istituzioni. Dov’è il comune in questo saccheggio del meglio che la città ha da offrire? Della sua identità, del suo legame con il territorio, del suoi prodotti tipici?
      Secondo te Bolzano si è fatta in un giorno, dal nulla?
      Secondo te i piccoli imprenditori altoatesini sono migliori dei nostri e la bellezza dei loro centri storici è figlia di una superiorità culturale tramandata da generazioni?
      Io penso che invece il modello di sviluppo proposto e favorito dalle nostre istituzioni sia sbagliato, diseducativo per le nuove generazioni, pericoloso per il futuro dei trentini, irrispettoso del meglio che questa terra ha da offrire. E su questo deserto culturale, chi offre il peggio avrà sempre la sua bella fettona di ritorno economico.

      1. che il comune di Trento sia inesistente sono d’accordo. dire che a BZ le cose vadano meglio grazie alle istituzioni mi sembra troppo.troppo facile. inutile che ci mettiamo a paragonarci con un territorio con un pil pro capite quasi doppio, con colossi industriali. gli stipendi sono in media più alti.i prezzi più alti. il tedesco e il bilinguismo è un vero e proprio trampolino di lancio per aziende…che siano del posto o tedescofone che aprono in prov di BZ sedi per l’italia. Dalle macchine da cucire svizzere alla Mercedes ed altri. qui da noi i soldi li ha la cooperazione(spesso in debito che salviamo ripetutamente) e pochi altri che investono quasi esclusivamente nel mattone ma pure male.. non abbiamo mister salewa, zuegg, forst, editori come atesia,industrie come rubner,rothoblaas, loacker ecc ecc il bilinguismo aiuta anche a aprire gli occhi al mondo tramite televisione, radio, social nets e non ultimo la possibilità concreta di studiare all’estero senza blocco della lingua. i sudtrolesi viaggiano,si formano, a volte tornano e portano ciò che hanno imparato nella loro terra, sono PROFESSIONALI. i trentini sono chiusi e pensano di essere il meglio del mondo.se gli dici ma in alto adige(o anche qualsiasi altra realtà) fanno così e funziona meglio ti rispondono “sen en trentin, no en alto adige/xx” e allora? se funziona si copia no?venisse anche dalla luna! no, zero. . l’associazione degli artigiani trentini pensa quasi solo allo stipendio dei dipendenti pubblici…quanti hanno fatto formazione in questi anni? lo slogan ora è “artigiani si nasce, associati si diventa” una cippa! non siamo in Cina, se vogliamo essere concorrenziali essere Artigiani è un’aspirazione e bravi si diventa! quanti sanno usare un pc? una semplicissima mail? quanti falegnami sanno usare un CAD?quanti piccoli imprenditori hanno investito in formazione e innovazione un decimo di quelli dei nostri cugini a nord? pochi troppo pochi pionieri geniali ma che non fanno massa critica.. bravissimi ma pochi. e i trentini si indignano per l’apertura di un fast food invece di rimboccarsi le maniche.
        pretenderebbero che come in URSS si vietasse loro di aprire?cosa dovrebbero fare le istituzioni, eliminare la concorrenza per legge?i trentini guardano con invidia gli altri ma non si mettono in gioco. dov’è l’equivalente della lega dei giovani coltivatori sudtirolesi?di casaclima? e quella degli agritour di qualità?un unico marketing e confezioni! ci vuole tanto? e quella dei costruttori di qualità? devo continuare? mettersi in rete? zero via zero. lo si vede dai vini:surclassati, dall’offerta turistica:surclassati.dalla qualità costruttiva:surclassati, dall’architettura: surclassati a causa di pochi nomi del jet set internazionale e zero concorsi di progettazione. qui si cincischia e si perdono i treni. devo continuare? il legame del territorio non lo costruisce la tal istituzione ( più incentivi di così si muore, più soldi alla ricerca di così, alle start-up ecc ecc) ma la gente, le persone,il ristoratore che usa prodotti del territorio che fa rete con tutte le attività presenti. che sfrutta un know-how sul biologico e sui prodotti green che ci sono nel territorio e sono pure invidiati da molta italia. qui da noi quando dalla provincia si cerca di invogliare una cosa del genere con formazione,strumenti fiscali,incentivi ed altro molti ti dicono “che palle”.ed è tutto gratis. in Austria certe “dritte” te le paghi. e paghi per essere concorrenziale. basti vedere le famiglie cooperative: ci sono più prodotti locali nel colosso Poli. stessi prodotti da Pantelleria a Pejo. come la mettiamo? invece di scandalizzarsi e scrivere fiumi di articoli su un banalissimo fast food pubblicizziamo i nostri “tesori” e sosteniamoli quantomeno a parole! e gli artigiani/albergatori/contadini dovrebbero imparare a smettere di lamentarsi e rimboccarsi le maniche che di soldi contributi e tasse inferiori o inimmaginabili rispetto al resto d’italia ne hanno goduto da 30 anni.

  3. Possibile che nessuno abbia colto nel sergno il VERO PROBLEMA che è semplice.
    Subway = CIBO SPAZZATURA = Aumento esponenziale MALATTIE DEGENERATIVE = ENORME AUMENTO SPESE SANITARIE = CIRCOLO VIZIOSO = LE AUTORITA’ dovrebbero INTERVENIRE e DENUNCIARE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! el.

    1. ovvero? chiudiamo per legge? stiamo scherzando? quando chiuderemo i locali che propongono smacafam, canderli in goulasch, tortel di patate, lardo di colonnata? dai dai valà

      1. Perchè chiudere chi propone quei prodotti? Non l’abbiamo mai detto nè scritto. La critica non rimane sul profilo nutritivo, ma sul tipo di alimentazione proposta. Leggi gli ingredienti dello smacafam e di un panino Subway e dopo dimmi in che modo si assomigliano… se ci riesci!
        Noi non critichiamo e basta ma agiamo quotidianamente, attraverso il lavoro e l’educazione nelle scuole, sia in Trentino che in Alto Adige. Lamentarsi davanti al pc e basta è una cosa inutile e siamo d’accordo. In Trentino ciò che sta succedendo è il trionfo del libero mercato, per chi lo vuol vedere. Il centro è lasciato in balia di chi ha i soldi per aprire o di chi tiene ancora duro finchè arriva la pensione, poi chiuderà baracca e burattini. Si è dato in pasto una zona “preziosa” come l’ex Michelin a palazzinari e si vede cosa ne è uscito (Muse a parte, ma non basta). Il bilinguismo può essere una ricchezza, ma pure Rovereto è meglio di Trento, e là non si parla il tedesco, mi pare. La logica dei contributi così come viene gestita è fallimentare, in quanto non c’è praticamente nessun controllo, si è aiutato indiscriminatamente chi voleva costruire condomini, capannoni e palazzi e se ne vedono i risultati. Incentivi dati a chi assumeva apprendisti, senza verificare che davvero un lavoro venisse insegnato. E quanto abbiamo bisogno di bravi artigiani! Ribadisco che sono le istituzioni che possono favorire uno sviluppo diverso del centro. Come? Affittando dei locali e dandoli a piccole imprese meritevoli, da selezionarsi con bandi pubblici. Mancano calzolai decenti, i sarti sono quasi tutti cinesi e pakistani, una versione buona e sana di Subway, con pane integrale, salumi e formaggi del territorio o comunque ben fatti non esiste.
        E poi è chiaro che il singolo, ovvero la persona, l’individuo, chi come me e te scrive e critica, deve fare la sua parte. Ma costruire da zero è difficile, spesso impossibile, e a volte le persone devono essere educate a percorrere nuove strade. Io vedo la politica non come amministrazione dell’esistente ma creazione del futuro. In trentino -a parte rarissime eccezioni- si fa solo buona amministrazione, strade pulite, cura del verde pubblico e pioggia di contributi ai soliti noti. E le conseguenze di questo si toccano anche solo camminando per strada, in città e nei paesi: una depressione clamorosa, il trionfo della banalità. Grazie dei commenti Toni, ritorna a trovarci se hai voglia di confrontarti!

  4. buongiorno, vedo che alla fine siamo sulla stessa linea di pensiero, a parte alcune sfumature che fanno parte di qualsiasi dialogo. riguardo a smacafam e altro…ok non ci saranno alcuni conservanti e coloranti ( se la luganega e il lardo si acquista con criterio e se non si sostituisce il burro con la margarina) ma mi sembra ovvio che se mangiamo smacafam tutti i giorni avere una salute ottimale è dura…le istituzioni…dipende quali! il comune? ha locali adatti per questo? la provincia? forse ne ha di più ma il piano decennale per limitare gli affitti e accentrare uffici per risparmiare mi sembra più che onorevole. vorrei una provincia e un comune più snelli riguardo a spazi e stiamo andando in quella direzione.Altro discorso sono spazi inutilizzati e abbandonati (mensa universitaria in parco santa chiara e belvedere a sardagna spiccano) o parliamo di una leva fiscale su immobili di privati? ovvero detassazione? possiamo parlarne ma perché dovrei aiutare privati che in piena crisi aumentano gli affitti? ma e se nelle “istituzioni” ci mettessimo la Chiesa? qual’è il primo o uno dei primi possessori di immobili in Trentino e a Trento? l’enorme carrozzone gestito direttamente o indirettamente (vedi ISA ecc) da Bressan. Poi ci sono altre 3 cordate di palazzinari. Dovremmo fare ancora leva tramite vantaggi fiscali che inevitabilmente andranno a favorire questi soliti soggetti? ma anche no. In fondo sono gli stessi che accettano di avere infiniti metri cubi sfitti o invenduti ( Es le Albere ma solo perché è talmente vicino al Muse che la cosa è macroscopica perché in giro ci sono ben altri esempi…solo che si è deciso di eleggere il quartiere delle Albere come capro espiatorio). Che cosa aspettano? aspettano che il pubblico, nella disperazione, compri e dia quegli spazi esattamente come Lei auspica. è un circolo vizioso che va interrotto. finiamola di drogare il mercato con soldi pubblici.
    Altro soggetto: la cooperazione. nasce per affrontare la crisi e con una sorta di mandato della serie “l’unione fa la forza”. poi vai al supermercato e il Poli vende più prodotti del territorio di quelli che si riempiono la bocca dell’attenzione per il territorio. E non lo dico solo io ma anche la Latte Trento, questa settimana.
    Rovereto? sì è più viva sotto alcuni aspetti. perché?perché l’amministrazione ha fatto tanto in linea di rete ( tra musei, teatri,imprenditori ecc ecc) ma anche in vivibilità ( le ciclabili, le zone 30, lo smartlab eccc) in parte perché accade l’opposto di ciò che accade in Alto adige: le case costano la metà che a Trento.
    Berlino si è riempita di vita e di lavoro perché è/era la capitale europea più economica in assoluto. Londra è viva e ricca di lavoro perché ci sono i soldi e anche se è una delle capitali più care ci sono abbastanza possibilità per permetterselo.
    Trento? un modello a metà, non definito e qui sorgono i problemi odierni.
    Poi una riflessione: ” i sarti sono quasi tutti cinesi e pakistani” è un problema? sul serio, nel 2014, in Europa, nella terra della “salvaguardia delle minoranze”, nella terra di “unione tra mondo tedesco e latino” , nella “terra dell’Euregio” e avanti così che fastidio danno se i sarti sono cinesi o pakistani? farebbe differenza se fossero di Padova? di Dusseldorf? è ora di ragionare in grande. cosa vuol dire? vuol dire regole chiare e certe per tutti. il resto è noia. se non volevamo immigrati (che quest’anno in Italia sono la metà degli EMIGRATI italiani nel resto del mondo) dovevamo pensarci prima…magari facendo molti ma molti più figli o non facendo tanti debiti, o premiando la meritocrazia ecc ecc…
    PS i Mocheni a cui dobbiamo parte della nostra amata Autonomia, se andiamo a guardare, sono una comunità di immigrati ai tempi delle miniere. e ci spaventiamo per due sarti d’oriente? “versione buona e sana di Subway, con pane integrale, salumi e formaggi del territorio o comunque ben fatti non esiste” concordo. e quindi? chiediamo alla PAT di aprirne uno?perché non fate un’indagine negli alberghi della nostra terra per vedere da dove provengono i prodotti che usano? ne vedrebbe delle belle! forse sarebbe ora di non puntare il dito contro l’amministrazione( anche quando è corresponsabile di un problema ) e far partire quella “rivoluzione culturale” del mettersi in gioco. anche come acquirenti in un supermercato. una rivoluzione che può partire solo nel momento in cui si inizia a fare autocritica. la colpa non è dell’amministrazione, è di tutti noi. altrimenti avremo sempre albergatori,contadini,arcivescovi e tanti altri che piangono e piangono povertà anche quando li riempiamo di soldi pubblici che a 40 km da qui si sognano.

    1. Rispondo sull’argomento immigrazione: mi sono espresso male, il fatto che i sarti siano solo cinesi o pakistani non è un male (soprattutto se lo sanno fare!), ma sintomo che certi lavori non vengono più insegnati, sostenuti, intrapresi. E di conseguenza rimangono posti “vacanti” dove ci si butta chi arriva per disperazione e cerca di sopravvivere nonostante condizioni di partenza molto disagiate. E comunque per uno che ce la fa ad andare avanti, mille altri finiscono male, nel Belpaese che specula sulla continua emergenza immigrazione, in cui vengono stanziati 49 euro al giorno a persona per l’emergenza NordAfrica del 2011 e solo 3 finiscono all’immigrato, mentre tutti gli altri se li rubano le cooperative ITALIANE.
      Sono dalla parte dei più deboli e contro chi usa il potere per sfruttare e/o diseducare. Per questo rimango contrario a Subway, come chiunque apprezzi il buon cibo dovrebbe fare – e continuo a sostenerlo!

  5. ci vuole invece che aprono attività così, danno lavoro a gente che starebbe a casa a girarsi i pollici. io sono un buon gustaio, preferirei mangiarmi un bel filetto in un ristorante tipico piuttosto che in un fast food, ma la verità è che in un ristorante per mangiare ed essere sazio spendi dai 20 ai 25 euro a testa senza considerare le bevande, nei fast food ne spendi 10. in più fare il paragone con gli ingredienti usati in USA è totalmente sbagliato, perché parte degli ingredienti usati in America sono proibiti in Europa. poi mangiare un panino con ingredienti che degli al momento è certamente meglio delle fritture del McDonalds e delle fritture in generale. Resta il fatto che se dovessimo selezionare tutto ciò che potrebbe fare male, saremmo costretti a cacciarci il bovino, macellarlo e poi cucinarlo.

    1. Siamo proprio sicuri che aprire una filiale di un fast food americano sia l’unico modo per dare lavoro alle persone? Credo che siano decisamente altri i fattori che tengono così alto il tasso di disoccupazione. Credo inoltre che non sia necessario un grande sforzo per inventarsi un luogo dove si creano panini “su misura”, magari con il pane di un panificio locale e ingredienti migliori prodotti in Trentino o in Italia… e non credo nemmeno che il costo di questi panini fatti bene superi la cifra che si spende da Subway.
      Per quanto riguarda l’analisi della lista ingredienti, abbiamo tenuto a precisare che quella USA potrebbe essere differente da quella italiana, ma in ogni caso il modello di “formulazione” (credo si possa chiamare così data la complessità del prodotto) è sempre lo stesso, ovvero un grande numero di ingredienti (tra cui conservanti, modificatori di consistenza, ingredienti raffinati e di bassa qualità – di cui la maggior parte ammessi in Italia).
      Mi chiedo anche il perchè del paragone con McDonald’s: come dire… al peggio non c’è limite! Credo sia da incoscienti accettare col sorriso sulle labbra un luogo che offre cibo di bassa qualità, temo al pari di McDonald’s, dove il cibo ha lo stesso sapore in tutto il mondo…

      1. Ti sbagli, il cibo del McDonalds in America è immangiabile rispetto quello europeo. Quindi il problema qui è la multinazionale che è stata aperta, non la qualità del cibo. Considerando che Subway è una delle poche che utilizza ingredienti freschi tutti i giorni. Aprire una panetteria simile da zero senza un franchising ti manda in bancarotta subito, perché se non vuoi utilizzare ingredienti confezionati, devi spendere un sacco di soldi in più.

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